“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge” (Lc 2,8).
In nepalese la parola PASTORE si dice gothalò, colui che si prende cura. E’ lo stesso termine che la Bibbia usa nell’episodio di Caino e Abele. Quando Dio, rivolgendosi a Caino, gli chiede dove si trova Abele, egli risponde: ”Sono forse io il guardiano (gothalò) di mio fratello?” Essere il custode di suo fratello era proprio quello che Dio avrebbe voluto da Caino, quello che era il suo sogno fin dall’inizio, quando pose l’uomo nel giardino di Eden “perché lo coltivasse e lo custodisse”.
Tutti siamo chiamati ad essere custodi (gothalò) gli uni degli altri; tutti, fin dall’inizio, siamo chiamati a prenderci cura, ciascuno nel proprio ambiente, sul posto di lavoro, in famiglia, a scuola. Questa è la nostra vocazione, la vocazione di ogni uomo e di ogni donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, il primo che si è preso cura di tutto il creato e di ciascuna delle sua creature.
Molto spesso il prendersi cura è fatto di piccoli gesti quotidiani, che si ripetono, giorno dopo giorno, nella “monotonia” dell’ordinario, ma che rendono, in qualche modo, straordinario il nostro ordinario.
Così è per la famiglia di Ramila. Ramila è una giovane donna, che abbiamo conosciuto tre anni fa. Il suo papà era venuto a cercarci, dopo che, a causa del morso di un serpente, sua figlia era caduta in uno stato di coma. Sperava che potessimo fare qualcosa per risvegliare Ramila e aiutarla a camminare di nuovo.
Abbiamo risposto che nessuno di noi era in grado di fare questo, ma che saremmo comunque andate a trovarla. Ecco, tutte le volte che siamo andate in quella tipica casa nepalese a due piani, siamo sempre rimaste molto colpite dalla dedizione, dall’attenzione, dalla cura con cui la mamma di Ramila si occupava e continua ad occuparsi di lei: la nutre, la lava, la pettina, la accarezza come solo una mamma sa fare. E questo da tre anni, perché Ramila, ancora oggi, si trova in questo stato vegetativo. La mamma sta diventando anziana e a volte non riesce più a sollevare la figlia, così Anju, la sorella di Ramila, che vive a Dharan, viene ad aiutarla; sta pensando di trasferirsi dove vivono i genitori, per poter essere più presente e vicina a loro che hanno bisogno.
Chiediamo a Gesù di aiutarci ad essere custodi gli uni degli altri, aiutiamoci tra di noi a prenderci cura, ad essere gothalò dei nostri fratelli e sorelle, in particolare degli ultimi, dei poveri, di quelli di cui nessuno si ricorda. Aiutiamoci a prenderci cura di chi ci è accanto in questo momento particolare della nostra storia. Questo è l’unico modo in cui potremo davvero vivere ed augurare a tutti un SERENO NATALE.
Le sorelle del Nepal