Lo scorso 22 dicembre prese il via un’esperienza tanto bella quanto inedita: alcuni nostri giovani volontari (Lara e Alberto) partirono alla volta della missione di Mutoyi, in Burundi, per condividere un mese in terra d’Africa insieme ad altri nostri giovani (Adào Antonio e Josè), provenienti invece dalla missione di Arame in Brasile…
Ad accompagnare la loro esperienza sono partiti con loro Giancarlo e Franca, dall’Italia e sorella Fara dal Brasile.
Nel corso di questo tempo, ci hanno sempre raggiunto, cercando di tenerci aggiornati riguardo alla loro avventura e noi, di volta in volta, avevamo condiviso i loro racconti tramite Newsletter.
Oggi, desideriamo raccogliere in questo spazio, tutte le loro testimonianze, i racconti e le impressioni che ci hanno fatto avere, in modo che possano restare disponibili, come memoria di qualcosa di bello che è successo e che, in quanto tale, non può che essere condiviso…
Buona lettura!
1 il sogno nel cassetto – Scrive Franca:
Custodisco da tanto nel cassetto dei Sogni il poter ritornare con Giancarlo in Africa a Mutoyi.
Ciò che mi frulla in testa prima della partenza è “Il tuo volto Signore io cerco”, ecco questo vorrei fosse il mio programma personale.
Ma il dono in surplus che sento di ricevere è che cammineremo insieme ai nostri giovani amici Lara e Alberto, brasiliani e barundi, sì perché ho imparato che per vivere anche un pur piccolo slancio missionario serve condividerlo sentendoci un minuscolo puzzle di un disegno che non è nostro.
Cammineremo insieme, tutto qui.
a presto. Franca
2 Un gemellaggio ARAME-MUTOY? – Scrive sorella Fara:
Cosa dire? La storia cammina, ci sono nuove vedute, apertura di mentalitá che chiamano globalizzazione e non ci sono piú le distanze che ci separano gli uni dagli altri
L’idea di portare fuori dal Brasile Antônio Lopes, Adão Sousa e José da Costa é nato a maggio dell’anno scorso, nel 2024, durante la visita missionaria di don Luciano Pozzi. Ai giovani brasiliani piace tanto incontrarsi una volta alla settimana per i loro incontri di riflessione ma anche di stare insieme per giocare o cantare. Ogni comunità ad Arame si organizza come vuole. Noi siamo inseriti in questi gruppi e siamo presenti durante i loro incontri.
Cosa é successo? Portavamo con noi in questi incontri don Luciano Pozzi e non si sa cosa abbia pensato, ha lanciato l’idea di fare progetto di gemellaggio con i ragazzi brasiliani.
Parlando con loro ha chiesto se piacerebbe fare questa esperienza di apertura su altre realtà del mondo e loro si sono dimostrati entusiasti.
All’inizio c’era l’idea di fare un gruppo misto, ma le ragazze quando hanno capito che la cosa era seria hanno avuto paura e si sono ritirate… sono rimasti solo i maschi.
Da subito abbiamo cominciato la preparazione. Una volta al mese ci incontriamo per riflettere sul materiale che ci ha messo in mano lo stesso don Luciano Pozzi e quando é possibile facciamo qualche lavoretto assieme di pulizia agli ambienti della parrocchia
I ragazzi sono commossi e non hanno parole per ringraziare il Vispe. Dicono che é una chiamata dal Signore tra tanti altri ragazzi e sperano di potere portare a casa da questo viaggio un insegnamento per chi é rimasto.
Ci sono altri che chiedono se sará possibile un prossimo gruppo e quindi penso che la strada sia aperta per una possibile continuitá.
Lara e Alberto sono ormai loro amici e sento che si comunicano tranquillamente. Il viaggio é costoso e i ragazzi sono di famiglie che faticano un po’ e cosi i ragazzi del Vispe, con il loro lavoro, si sono presi a carico tutte le spese per loro dei biglietti aereo. Quando noi sorelle abbiamo bisogno di qualsiasi aiuto i ragazzi sono disponibili a darci una mano come segno di riconoscenza per le spese fatte per loro. Non saprebbero altrimenti come retribuire. Io sarò con loro in questo soggiorno e mi immagino che sarà una esperienza significativa per il Vispe
A presto, sorella Fara
3 Cosa si prova qualche giorno prima di partire? – Un breve video prima di iniziare:
ci siamo…. mancano pochi giorni! Sono tante le attese, i desideri, i sogni, le aspettative… diverse per ognuno… tra poco ci conosceremo davvero!!!!
3 Italia – Aids Abeba – Burundi… SI PARTE! – Scrive Lara:
22/12/24, ore 18:12 manca così poco, mentre finisco di preparare borse e borsoni sono inondata di messaggi di amore e di buona fortuna che mi fanno sentire così fortunata. Così tante persone che pensano a me, mi riempiono il cuore di gioia.. Fino a ieri sera ero abbastanza tranquilla mentre oggi l’emozione si fa decisamente sentire.
23/12/24 ore 03:50, il primo volo è quasi terminato tra sonnellini, annunci in 400 lingue diverse e cibo discutibile, ma questo significa che manca veramente poco all’incontro con i nostri amici brasiliani, sono veramente emozionata e un po’ incredula.
È stato strano questo volo, molto intenso, adesso mi spiego. Strano perché fino a che non mi sono trovata seduta sull’aereo non ho realizzato quello che stava succedendo, tanto che appena prima di decollare ho guardato Alberto con gli occhi pieni di lacrime e gli ho detto “Stiamo andando a Mutoyi ci credi?”; strano perché di solito io sono una che organizza e pianifica tutto e questa esperienza è totalmente diversa e “non pianificabile”, questo mi mette molto alla prova ma allo stesso tempo credo sarà il suo bello.
A proposito di amici, abbiamo conosciuto i tre ragazzi brasiliani: il nostro incontro è stato emozionante ma molto naturale eravamo pronti e lo sapevamo. Riusciamo a comunicare abbastanza bene mischiando italiano, spagnolo e portoghese.
Conoscere dal vivo una persona che conosci solo attraverso racconti e chiamate da un anno è particolare: sotto alcuni aspetti sembra di conoscerli da tempo invece per il resto, la maggior parte, è una scoperta continua. Siamo così uguali e diversi allo stesso tempo, almeno per quello che abbiamo potuto conoscere in questi pochi giorni ma come sempre in esperienze di questo tipo ci si conosce meglio che in anni di amicizia.
Per ora è tutto, a presto. Lara
4 Ci siamo! – Scrive Lara:
27/12/24 ore 17.15, sono passati 5 giorni dal nostro arrivo a Mutoyi e ci siamo ambientati, nonostante siano stati giorni particolari. Abbiamo principalmente visitato, oggi è stato il primo giorno di lavoro: siamo stati al seminario a Mutoyi ad aiutare a spostare dei mattoni. È così bello lavorare con le sorelle e vedere che quelli che passano si uniscono a noi per qualche minuto a darci una mano.
Oltre al lavoro e alle visite credo che la cosa più bella di questi giorni è la convivenza tra noi: sia con i ragazzi brasiliani, sia con le sorelle, in particolare sorella Fara e sorella Paola, sia con il Giancarlo e la Franca che con la famiglia Paratore. Giulia e Marta sono le mie compagne di stanza e devo dire che è una bellissima convivenza la nostra, siamo molto complici ed ora è molto bello avere delle compagne con cui condividere le piccole cosa di ogni giorno.
Per ora è tutto, a presto. Lara
5 GRAZIE cuore d’Africa – Scrive Franca:
Grazie cuore d’Africa per accogliermi ancora, è come ti avessi lasciata ieri!
Ci vuole poco perché tu mi faccia sentire a casa qui: i sorrisi, gli abbracci, occhi grandi di bimbi che timidamente ti scrutano e ti parlano. Poi la tua terra rossa che con il verde brillante della vegetazione mi riempie gli occhi fino a farli dilatare per contenere tutta la tua bellezza: pinacoteca a cielo aperto!
Incontro la tua gente, questo popolo che io e Giancarlo non abbiamo mai dimenticato accompagnandolo a distanza e questo ha alimentato anche il nostro amore coniugale.
Grazie perché mi dai la possibilità di vivere questa vita comunitaria con religiosi/e, laici volontari uniti al nostro gruppetto brasiliano/italiano.
Questa vita comunitaria fatta di semplicità in una condivisione fraterna facile da vivere dove tuto diventa leggero perché condiviso. Così come si condivide il cammino lungo i sentieri che ci portano a far visita alla vedova nella sua povera casa o agli orfani, anziane, e disabili di Nkuba. Cosi si cammina! Si cammina insieme ed è bello sentire come è Gesù che cammina con noi, Gesù “vivo” presente in mezzo a noi.
Grazie cuore d’Africa!
A presto Franca
6 Ci stiamo preparando da un anno! – Scrive sorella Fara:
Un incontro preparato da un anno, un momento molto atteso che ora si concretizza. Un viaggio lungo che per chi per la prima volta esce dal suo circondario diventa un vero incubo, volare per 18 ore solo con la speranza di arrivare a destinazione! Arrivati ad Adis Abeba, prevista la notte in un hotel, i ragazzi hanno dormito insieme con la paura di non svegliarsi e perdere il volo per il giorno dopo. La mattina dopo ci siamo messi in cerca del gruppo dall’Italia
Che bell’incontro!
I ragazzi si conoscevano giá attraverso video-chiamata, ma questa volta é stato un incontro faccia a faccia e si sono abbracciati con vero affetto.
Salendo sull’aereo per Bujumbura cominciavano a intravvedere un altro mondo e cominciavano ad entrare nel cuore del continente africano e vedevano che le case della gente erano sparse e non c’erano villaggi.
Era sera tardi quando siamo arrivati a Mutoyi e si é fatto una cena veloce poi a letto.
La mattina del giorno dopo c’é stato l’incontro con la gente fuori casa laici, tutti che parlavano e salutavano senza capire niente, però comunicavano lo stesso, con gesti e sguardi. La preoccupazione dei ragazzi era: “come faremo capirci?”… ma scoprono che l’alfabeto che si capisce senza fatica é linguaggio dell’amore.
Sono qui per lo stesso scoppo di conoscere il volto del mondo africano e coloro che l’abitano e si intendono o a gesti o con il traduttore Google e proprio proprio quando non ci si arriva c’ė sorella Fara…
Anche tra loro brasiliani e italiani in casa si arrangiano e si danno una mano.
Stanno bene insieme, c’ė un clima di vera fraternità, di gioia e contentezza, che nemmeno loro riescono a descrivere.
Il gruppo ha voluto un incontro con la comunità delle sorelle e volevano chiarire il perché lavoriamo con il Vispe e volevano sapere un po’ della nostra storia.
Sentire che Giancarlo é stato uno dei primi volontari e conosce la storia della missione, facilita tutto il nostro vissuto e ci completiamo su tante riflessioni.
Alla domanda: “cosa stanno provando in questi giorni”, la risposta dei ragazzi é che dopo questo mese non potranno vivere più come prima, qualcosa deve cambiare a partire da questo mese che li sta portando su altri piani spirituali, causando in loro tante domande. I ragazzi brasiliani si meravigliano da come non c’ė in giro un pezzo di terra incolto, mentre il Brasile nessuno lo lavora e li stupisce la laboriosità dei bambini ancora piccoli con in mano la zappetta o che cercano legna e vanno a prendere l’acqua. sono colpiti dalla accoglienza, gente che saluta. Entrando nelle case i ragazzi ci rimangono male dalla povertà che trovano e sono molto disponibili a dare una mano in qualche lavoretto e le sorelle ci indicano cosa fare.
Per concludere, ieri siamo andati su a Katunguro e gli abbiamo mostrato il piccolo eremo che don Cesare aveva voluto per andare a pregare e recuperare così le forze spirituali necessarie per riuscire a fare bene quello che si fa… perché Gesù ha detto: “Senza di me non potete fare nulla”!
A presto. sr. Fara
7 Si rientra… – Scrive Franca:
Si rientra! Quanta ricchezza interiore mi ha regalato questo angolo di mondo povero.
Porto nel cuore la vita dei nostri missionari: le sorelle, i fratelli e i laici che spendono la loro vita per i poveri. Ho visto il loro vivere con la gente e per la gente di qui: testimonianza di un Amore Infinito!
Sono grata ai miei compagni di viaggio perché mi hanno fatta sentire una di loro, insieme sempre in cammino! Questo cammino che non termina col volo che prenderemo domani ma che vorrà continuare insieme per le strade del mondo, dove ognuno ha il proprio posto ma può arrivare ovunque perché gli spazi e i tempi di Dio non sono i nostri e ci permettono di sentirci uniti tutti in cammino. Sì, proprio tutti, tutti, tutti….credenti e non, come dice sempre Papa Francesco.
Il grazie più grande lo devo ai poveri, alla gente semplice, agli orfani, alle vedove sole: volti che ho incontrato, sono loro che hanno dato senso a questo viaggio e a loro ripeto il mio grazie.
A te Giancarlo dico grazie perché hai saputo portarmi sulle strade della tua Africa vivendo il nostro amore che si fonde in quell’Amore più grande.
URAKOZE e AMAHORO!
Franca
8 Anche il Brasile rientra – Scrive sorella Fara:
Anche noi gruppo del Brasile volevamo dire due parole di conclusione al nostro Viaggio in Burundi.
Partiamo con le parole di papa Francesco, dalla Esortazione apostolica post-sinodale ai giovani e a tutto il Popolo di Dio (CHRISTUS VIVIT):
” Qualche tempo fa un amico mi ha chiesto che cosa vedo io quando penso a un giovane.
La mia risposta é stata: vedo un ragazzo o una ragazza che cerca la propria strada, che vuole volare con i pedi, che si affaccia sul mondo e guarda l’orizzonte con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e anche di illusioni. Il giovane va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti, che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti. Parlare dei giovani significa parlare di promesse e significa parlare di gioia. Hanno tanta forza i giovani, sono capaci di guardare con speranza. Un giovane é una promessa di vita che ha insito un certo grado di tenacia; ha abbastanza follia per potersi illudere e la sufficiente capacità per potere guarire dalla delusione che ne può derivare”
A partire da queste parole di Papa Francesco vorremmo poter non scordare nemmeno un momento di tutto quello che abbiamo vissuto in questo mese in Burundi.
Rimane la gioia della condivisione di ogni momento, a volte sacra e silenziosa, ma più spesso accompagnata da canti, gioco, parole mal pronunciate. Rimane un mosaico di colori, ricordi profondi e semplici che rimangono indelebili.
Non poche paure hanno accompagnato il nostro percorso, timore ad esempio di non riuscire a comunicare e intenderci, fino a che, come spesso accade, l’esperienza ha dato buon risultato… pur parlando anche a gesti.
Abbiamo camminato lungo le vie di Mutoyi e visitato le tante realtà che lí si trovano, conoscendo le molte storie dietro a persone e luoghi. Abbiamo visitato la realtà di Nkuba, l’ospedale… siamo stati alla scuola della carità, come commentano i ragazzi!
Non possiamo non ringraziare ancora una volta, tutti quanti ci hanno permesso questo viaggio missionario, in modo particolare il VISPE e coloro che lo rappresentano. Un grazie al gruppo giovani dello stesso Vispe, che in un modo semplice ci ha dato una mano forte, pagando i nostri biglietti aerei. Un ringraziamento alla comunità di sorelle e fratelli che ci hanno accolto e ci hanno fatto sentire che siamo una famiglia in Cristo Gesù. Grazie ai giovani burundesi, con i quali abbiamo creato relazioni attraverso il gioco a calcio, suono di tamburi dedicato a noi come ospiti. Non possiamo dimenticare le famiglie povere che abbiamo visitato e che ci hanno regalato la loro gioia e serenità, pur vivendo in situazioni difficili.
Ora ci resta la domanda: “Cosa dobbiamo fare dopo questa esperienza”?
URAKOZE e AMAHORO!
sr. Fara
9 Lara scrive:
Ciao a tutti,
mi trovo a scrivere queste parole con molta difficoltà.
È stato un mese intenso, fatto di emozioni contrastanti e soprattutto di domande. Abbiamo visto posti bellissimi e situazioni di miseria totale, abbiamo riso e giocato, ma anche pianto e riflettuto su temi importanti. Abbiamo condiviso tanto, così tanto che non riesco ancora a esprimerlo a parole.
Vorrei suddividere questo mese in tre parti, come i tre Paesi che si sono incontrati: Burundi, Brasile e Italia.
Partiamo dal Burundi. Beh, che dire, mi sembra di dover parlare di qualcosa di cui tutti sono più esperti, quindi, per evitare di fare gaffe e di essere ripetitiva, parlerò delle mie impressioni. Sicuramente uno dei momenti più forti che ho vissuto durante questo mese è stata la prima mattina in cui mi sono risvegliata a Mutoyi. Il giorno prima, stanchi dal viaggio, siamo arrivati con il buio, quindi la mattina seguente, quando siamo usciti dal cancelletto di casa laici, è stato uno “shock di realidade”, definizione data dai miei compagni brasiliani quando ho provato a spiegare loro la sensazione di quel momento.
Non mi sembrava vero: i colori, le persone, i sorrisi, gli sguardi; tutto era surreale. Piano piano, poi, l’occhio si è abituato alle bellezze di quel posto e ha iniziato a notare tutto ciò che invece è surreale, ma nel significato opposto. Abbiamo cominciato a visitare le case, a parlare, sempre tramite le nostre traduttrici, con le persone e ad ascoltare le loro storie. Da quel momento, lo “shock di realidade” è stato ancora più forte e mi ha lasciato un segno indelebile.
Passiamo alla seconda parte, il Brasile. Come ho già detto nelle lettere precedenti, ogni paura che avevo, relativa alla convivenza con i ragazzi, è svanita appena atterrati a Bujumbura. Abbiamo parlato di qualunque cosa, da quella più frivola a quella più difficile e complicata da affrontare, da cosa ci piace mangiare a colazione a cosa è per noi la fede o la preghiera. Con noi ad accompagnarci, ovviamente, c’era sorella Fara che ci ha sostenuto, guidato e fatto ridere ogni singolo giorno. A loro posso solo dire grazie per avermi fatto conoscere il Brasile attraverso i loro racconti e per avermi fatto comprendere il vero significato della frase “L’amore è l’unica lingua universale”.
Infine, manca solo l’Italia, forse la parte più difficile da affrontare.
Cosa mi ha lasciato questo mese?
Questa è la domanda che mi frulla nella testa da quando sono tornata a casa. Sicuramente sono partita con tantissime domande e sono tornata con il doppio, ma, oltre a questo, mi ha lasciato moltissima voglia di fare e il coraggio di buttarmi in ciò che la vita mi proporrà.
Vorrei ringraziare Giancarlo e Franca per averci accompagnato e guidato in questo mese, non solo nel territorio e nella storia della nostra missione, ma soprattutto dandoci spunti di riflessione anche solo attraverso il loro comportamento.
Un altro grande grazie va alle sorelle che sono state una presenza più o meno silenziosa, ma fondamentale. Abbiamo riso e parlato con loro, ci hanno voluto bene dal primo secondo, nonostante tutta la confusione che abbiamo portato. Questa dimostrazione di bene incondizionato, sia nei nostri confronti che nei confronti dei loro amati poveri, mi ha insegnato molto.
Il grazie più grande va però ad Alberto, che è stato la mia spalla in ogni momento, ha sopportato tutti i miei ragionamenti e rispettato i miei silenzi.
Concludo dicendo grazie a voi che ci avete seguiti dall’Italia. Ho apprezzato ogni messaggio, ogni pensiero e preghiera. Avere un tale appoggio mi ha scaldato il cuore. Grazie.