È successo ancora. Ancora ci siamo cercati e trovati perché – evidentemente – ne sentivamo il bisogno. Ancora il meraviglioso teatro della Val Formazza e la bellezza delle Cascate del Toce, testimoni continui e unici della potenza del Creato, hanno fatto da sentinelle alle nostre giornate. Il freddo pungente del sabato, quella spruzzatina di neve che ha colorato le cime circostanti, il sole meraviglioso della domenica che ha riscaldato i corpi e le anime: c’è stato tempo per accorgersi del miracolo di quello che ci circonda, e per quanto sia bello ritrovarsi tutti insieme.
Questa è stata una “Tre Giorni” diversa rispetto a quella di un anno fa, che era stata una “prima volta” e aveva seguito un canovaccio definito nei tempi e negli spazi. La divisione in gruppi, le testimonianze, la restituzione dei lavori svolti. Questa è stata una Tre Giorni diversa, perché in qualche modo ha risposto a una nostra necessità: quella di parlarci e di ascoltarci.
Non troverete, qui, un resoconto dettagliato di quanto è stato fatto e detto: il verbale degli incontri è a disposizione di chi lo vorrà consultare. Qui, piuttosto, troverete un abbozzo di quello che ci è rimasto dentro dopo questi tre giorni passati insieme e, insieme, i motivi per cui è stato giusto esserci stati e sarà giusto esserci anche l’anno che verrà.
Perché in ogni istante passato insieme è uscito, forte e chiaro, l’amore che ognuno di noi prova per questa cosa chiamata Vispe: da chi lo ha fatto nascere a chi lo ha sempre vissuto, passando per chi l’ha conosciuto solo strada facendo e non se n’è più andato.
Perché condividere ogni momento – la colazione e il pranzo, il sonno e la preghiera, le discussioni e le risate, le riflessioni e le idee – ci accomuna con la vita missionaria, che non ha confini e che si fa sentire sempre e ovunque.
Perché siamo amici, e stare con gli amici è la cosa più bella che ci sia.
Perché la montagna ha il potere di amplificare ogni cosa: le emozioni, le sensazioni, i sentimenti. E la montagna è una costante del Vispe, da Viso alla Val Formazza, che ci accompagna sempre.
Perché quel risotto ai funghi e mirtilli era buonissimo.
Perché il mondo – il nostro, ma anche il Burundi, il Nepal, il Brasile, la Bolivia… – sta cambiando, e i cambiamenti devono essere conosciuti e compresi per poter essere poi accolti e fatti nostri. Conoscere le dinamiche di quello che sta accadendo è fondamentale, per poter immaginare e costruire il domani del Vispe.
Perché l’omelia di don Luciano ci ha fatto pensare, tanto.
Perché ascoltare i nostri giovani – le loro richieste e le loro paure, i loro sogni e la loro voglia, i loro racconti e le loro idee – è qualcosa che riempie il cuore, che regala speranza per il futuro del mondo, che infonde coraggio. Che ci fa pensare che dobbiamo ringraziare il Signore per averci dato delle persone così.
Perché in quei tre giorni, anche chi non c’era era comunque presente: chi ha scelto di non esserci, chi non ha potuto, e chi non è più con noi. Erano presenti, tutti, anche se tutti ci sono mancati.
Perché abbiamo parlato abbastanza, ascoltato molto, discusso il giusto. E poi ci siamo salutati con la voglia di rivederci presto, tutti. E questo, qualcosa vorrà pur dire.