“Rosa, conosci qualcuno che potrebbe comperare qualche pollo?”.
È durante una domenica di lavoro a Casirate (Lacchiarella) che le sorelle Mariarosa e Natalina rivolgono questa domanda a Rosa Dionigi (in Alinelli), allora trentaduenne “vispina” locatese. E così, nel 1974 inizia la vendita dei polli allevati dalle sorelle a Locate di Triulzi. La giovane Rosa sparge la voce nel suo paese, chiama con sé amici e conoscenti, compagni di ginnastica e vicini di casa. L’investimento porterà negli anni i suoi frutti; “Nell’anno della mucca pazza abbiamo venduto tanti polli, pensa che abbiamo raccolto 15 milioni di lire!”, ci racconta la signora Rosa. Locate resterà un centro di vendita che negli anni conserverà una buona clientela, e dove pochi giorni fa noi giovani del Vispe, coordinati da veterani volontari, abbiamo gestito la consegna dei volatili.
Le sorelle continuano infatti tutt’oggi ad allevare ruspanti in una tenuta della loro comunità delle “piccole apostole di Gesù” ad Appiano Gentile. Praticano questa arte rispettando le antiche tradizioni: l’animale cresce infatti libero, scorrazzando nei campi, e dona uova e carne genuina alla fine del suo ciclo. “È un modo per autosostenerci”, ci spiega sorella Anna, “e parte di quello che ricaviamo lo spediamo in aiuto alle missioni del Vispe”. Un modo, questo, non solo di assistenza nei confronti del povero, ma uno stile di vita che rispecchia motivazioni e decisioni ben più profonde. Le sorelle non si limitano ad inviare aiuti ai più bisognosi, ma vivono come loro, poggiando la propria quotidianità sul lavoro, sulla preghiera, sul silenzio. Esse hanno visto persone vestite di stracci e senza cibo, e si sono lasciate completamente toccare dalla loro povertà. Non si sono chiuse nelle loro mura ma hanno aperto le loro vite ai poveri, così manchevoli di beni e così ricchi di fede e spontaneità. Per noi giovani questo è di grande stimolo. Nella loro vita e nel loro esempio vi leggiamo un [amate i poveri, ma non solo in maniera impacciata e sfuggente, ma lasciatevi umanizzare dalla loro concretezza e umanità].
Quest’anno però, la pandemia ha reso la vendita degli uccelli più complicata: “Non sapevamo come poter vendere le bestie, perché la gente non poteva spostarsi da un Comune all’altro”. Inizialmente le sorelle hanno portato i polli alla Caritas di Appiano, di modo che anche le famiglie della zona alle quali mancano i mezzi per potersi sostenere avessero carne buona per potersi sostentare. Dopo di che si è pensato di operare attraverso l’organizzazione di un sistema basato su piccoli centri di vendita in vari comuni, ove ad un gruppo di volontari sarebbe stata affidata l’organizzazione delle operazioni nelle loro comunità. Dei volontari ad Appiano sono giunti per procedere alla macellazione del bestiame, il quale tramite furgoni dotati di cella frigorifera è stato spedito ai vari Comuni, e consegnato a sua volta da gruppi di lavoratori spontanei. Si è operato sia a nord di Milano, nei centri di D’Averio, Baranzate, Cernusco, che a sud, a Zibido San Giacomo, Mettone, Lacchiarella e proprio Locate Di Triulzi.
Il gruppo di Locate è stato capitanato da Don Luciano Farina e dal signor Giuseppe, colonne storiche del Vispe, ed affiancato da un gruppetto di noi giovani. La consegna è però solo la parte finale di un lungo processo di passaparola, telefonate e presa degli ordini. Quest’anno, tale compito è stato svolto con ancor più piacere del solito; durante le chiamate ai clienti per chiedere conferma delle varie ordinazioni ci siamo infatti resi conto che essi avevano voglia di parlare, di conoscerci e di passare qualche minuto a raccontare aneddoti e barzellette. Anche il giorno della consegna è stata per noi una bellissima occasione per incontrarsi con persone che abitano nel nostro paese ma che non conoscevamo, scambiare con loro due chiacchiere (a distanza) e sincerarsi che tutto vada bene in questo periodo difficile. È stato un momento di tessitura di tessuto sociale tra Vispe e la comunità locatese. Due realtà che nonostante questo momento caratterizzato da paura e timore nei confronti dell’altro si sono aperte ed hanno visto sbocciare i fiori della coesione e della solidarietà, sopiti nelle giornate in isolamento.
Ciò è stato in grado di avvenire grazie al sapiente lavoro di direzione del Giuseppe e del Don Luciano. La loro esperienza ci illumina il sentiero e ci spiana la strada. Ma anche grazie a Rosa, giovane intraprendente che quest’anno ha dovuto cedere la palla ai meno maturi. Grazie al lavoro di filatura di collettività da lei intrapreso quasi cinquanta anni fa, abbiamo potuto oggi essere d’aiuto alle sorelle smerciando i loro beni a Locate. La vita di Anna e di tanti volontari che prima di noi hanno effettuato le consegne si librano nell’aria fondendosi nelle nostre. Ci accorgiamo quanto il passato costruisca il presente e sia una base solida per l’avvenire. È il magico ritmo del tempo, che forse è solo un’illusione, ma che ha visto Anna e i suoi amici rimboccarsi le maniche per una buona causa, e che vede noi vispini di oggi, speranzosi di essere all’altezza di chi ci ha preceduto, e che osserverà i vispini di domani. Quest’ultima immagine non la possiamo palpare con concretezza ma solo immaginarla e sognarla. Possiamo invece vedere come noi volontari possiamo essere, se ben organizzati e motivati, una buona linfa per nutrire quel meraviglioso intreccio di vite che compone le nostre comunità. Esse possono infatti essere viste come delle piante, le quali necessitano di giusto nutrimento; e visto che siamo noi a comporre le comunità, noi siamo parte vivente di questa pianta, e beneficiamo dunque noi stessi dall’attività che svolgiamo. Se i giovani si limitassero a vivere perseguendo solo i propri interessi, il rischio è che appassirebbero loro stessi e di rimando le comunità. Invece noi giovani possiamo essere “il filo che lega”; ragazzi maturi con le scarpe, che contribuiscono a migliorare la società di cui si sentono partecipi e promotori. Perché un futuro migliore si erige qualora noi giovani decidiamo di sudare per diventare fattori positivi di cambiamento, protagonisti del tempo in cui viviamo e non polvere della storia.
I giovani Vispe
LA VENTE DES POULETS ELEVES EN LIBERTE DES, VUE À TRAVERS L’OBJECTIF DES JEUNES VISPE
“Rosa, connaissez-vous quelqu’un qui pourrait acheter du poulet?”.
C’est lors d’un dimanche de travail à Casirate (Lacchiarella) que les sœurs Mariarosa et Natalina posent cette question à Rosa Dionigi (à Alinelli), alors «vispina» Locatese, trente-deux ans. C’est ainsi qu’en 1974 commença la vente des poulets élevés par les sœurs de Locate di Triulzi. La jeune Rosa fait passer le mot dans son pays, appelle ses amis et connaissances, compagnons de gymnastique et voisins. L’investissement portera ses fruits au fil des ans; «L’année de la vache folle, nous avons vendu beaucoup de poulets, je pense avoir récolté 15 millions de lires!», Nous raconte Mme Rosa. Locate restera un centre de vente qui, au fil des années, conservera une bonne clientèle, et où il y a quelques jours nous, jeunes de Vispe, coordonnés par des vétérans bénévoles, avons géré la livraison des oiseaux.
En fait, les sœurs continuent à élever en plein air sur un domaine de leur communauté des «petits apôtres de Jésus» à Appiano Gentile. Ils pratiquent cet art dans le respect des traditions anciennes: l’animal grandit librement, court dans les champs, et donne des œufs et de la viande authentique à la fin de son cycle. «C’est une façon de subvenir à nos besoins», explique sœur Anna, «et une partie de ce que nous recevons est envoyée pour aider les missions Vispe». C’est un moyen non seulement d’aider les pauvres, mais un mode de vie qui reflète des motivations et des décisions beaucoup plus profondes. Les sœurs ne se limitent pas à envoyer de l’aide aux plus démunis, mais vivent comme elles, basant leur vie quotidienne sur le travail, sur la prière, sur le silence. Ils ont vu des gens vêtus de haillons et sans nourriture, et ils se sont laissés complètement toucher par leur pauvreté. Ils ne se sont pas enfermés entre leurs murs mais ont ouvert leur vie aux pauvres, si dépourvus de biens et si riches en foi et en spontanéité. Pour nous, les jeunes, c’est un formidable stimulant. Dans leur vie et dans leur exemple, nous lisons a [aimer les pauvres, mais pas seulement de manière maladroite et fugace, mais laissez-vous humaniser par leur concret et leur humanité].
Cette année, cependant, la pandémie a compliqué la vente d’oiseaux: “Nous ne savions pas comment vendre les animaux, car les gens ne pouvaient pas se déplacer d’une commune à l’autre“.
Au départ, les sœurs ont emmené les poulets à Caritas à Appiano, de sorte que même les familles de la région qui n’ont pas les moyens de subvenir à leurs besoins aient de la bonne viande pour subvenir à leurs besoins. Après cela, il a été décidé de fonctionner à travers l’organisation d’un système basé sur de petits centres de vente dans diverses municipalités, où un groupe de bénévoles serait chargé de l’organisation des opérations dans leurs communautés. Des volontaires sont venus à Appiano pour procéder à l’abattage du bétail, qui a été envoyé dans les différentes communes au moyen de fourgons équipés d’une chambre froide, et livré à son tour par des groupes de travailleurs spontanés. Les opérations ont été menées à la fois dans le nord de Milan, dans les centres de D’Averio, Baranzate, Cernusco, et dans le sud, à Zibido San Giacomo, Mettone, Lacchiarella et Locate Di Triulzi. Le groupe Locate était dirigé par Don Luciano Farina et M. Giuseppe, colonnes historiques de Vispe, et flanqué d’un petit groupe de jeunes. Cependant, la livraison n’est que la dernière partie d’un long processus de bouche à oreille, d’appels téléphoniques et de prise de commande. Cette année, cette tâche s’est déroulée avec encore plus de plaisir qu’à l’accoutumée; lors des appels aux clients pour demander confirmation des différentes commandes, nous nous sommes rendu compte qu’ils voulaient parler, faire connaissance avec nous et passer quelques minutes à raconter des anecdotes et des blagues. Même le jour de la livraison a été une merveilleuse opportunité pour nous de rencontrer des gens qui vivent dans notre pays mais que nous ne connaissions pas, de discuter avec eux (à distance) et de s’assurer que tout se passe bien dans cette période difficile. C’était un moment de tissage du tissu social entre Vispe et la communauté locale. Deux réalités qui malgré ce moment marqué par la peur et la peur de l’autre se sont ouvertes et ont vu fleurir les fleurs de la cohésion et de la solidarité, dormant dans les jours dans l’isolement.
Cela a pu avoir lieu grâce au travail de gestion avisé de Giuseppe et Don Luciano. Leur expérience illumine le chemin et nous ouvre la voie. Mais aussi grâce à Rosa, un jeune homme entreprenant qui cette année a dû donner le ballon aux moins matures. Grâce au travail de filature collective qu’elle a commencé il y a près de cinquante ans, nous avons pu aujourd’hui aider les sœurs en vendant leurs actifs à Locate. La vie d’Anna et des nombreux bénévoles qui ont fait des livraisons avant nous plane dans l’air se fondant dans la nôtre. Nous réalisons à quel point le passé construit le présent et constitue une base solide pour l’avenir. C’est le rythme magique du temps, qui n’est peut-être qu’une illusion, mais qui a vu Anna et ses amis retrousser leurs manches pour une bonne cause, et qui nous voit vivants aujourd’hui, en espérant être à la hauteur de ceux qui nous ont précédés. , et qui observera les jeunes de demain. On ne peut toucher concrètement cette dernière image mais seulement l’imaginer et la rêver. Au lieu de cela, nous pouvons voir comment nous, volontaires, pouvons être, s’ils sont bien organisés et motivés, une bonne lymphe pour nourrir ce merveilleux entrelacement de vies qui composent nos communautés. Ils peuvent en fait être considérés comme des plantes qui ont besoin d’une alimentation adéquate; et puisque nous formons les communautés, nous sommes une partie vivante de cette plante, et donc nous bénéficions nous-mêmes de l’activité que nous exerçons. Si les jeunes se bornaient à vivre en ne poursuivant que leurs propres intérêts, le risque est qu’ils se fanent eux-mêmes et les communautés en retour. Au lieu de cela, nous, les jeunes, pouvons être «le fil conducteur»; garçons matures avec des chaussures, qui contribuent à améliorer la société dans laquelle ils se sentent intégrés et promoteurs. Parce qu’un avenir meilleur surgit lorsque nous, les jeunes, décidons de transpirer pour devenir des facteurs positifs de changement, des protagonistes de l’époque dans laquelle nous vivons et non de la poussière de l’histoire.
Le jeunes Vispe